La vendetta del tempo

Tutte, dico tutte, abbiamo avuto una cotta non corrisposta al liceo.
Parlo di LUI, quello che ti toglieva il fiato ogni volta che lo incontravi nel corridoio; quello che aspettavi per ore fuori dall'uscita per vederlo passare per tre magici secondi e che ogni volta che richiamavi la sua immagine nella mente, si muoveva tutto a rallentatore.
E lui non sapeva nemmeno che tu esistevi.
Lui era l'idolo delle masse, i suoi amici lo accerchiavano perchè lui era il maschio Alpha e le ragazze facevano la standing ovation al suo passaggio che neanche oggi per gli One Direction agli MTV music award.
Ma tu nulla, eri solo un numero nella folla, vivevi per lui, morivi per lui ma eri un'entità non riconosciuta.
Hai passato quegli incredibili cinque secondi in cui pensavi che stesse venendo verso di te, per parlare con te, e poi quei deludenti due secondi in cui lui passava oltre per salutare qualcun'altro.
Hai fantasticato su di lui in sogni ad occhi aperti leciti e anche un po' meno leciti durante l'ora di matematica senza prendere un appunto, ma solo scrivendo il suo nome in tutti gli alfabeti conosciuti.
Era il ragazzo di cui tutte sapevano il compleanno, segno zodiacale, ascendente, squadra del cuore, gli orari dell'allenamento e il gruppo sanguigno nel caso avesse bisogno di una donazione e tu fossi l'unica fortunata donatrice.
Ma eri anonima. Ce la mettevi tutta a darti un tono, a cercare il look giusto, l'acconciatura che ti donasse di più, a sperimentare make up improbabili che sembravano stare bene a tutte tranne a te.
E ce le ricordiamo tutte quelle ragazze come noi, anonime e ignorabili come la carta da parati.
E ci ricordiamo anche lui, stampato nel nostro cervello in tutto lo splendore dei suoi 18 anni (o giù di lì).
Poi cresci, vivi, e dieci anni dopo diventano ricordi d'archivio, fino a che....
Ora parlo in prima persona perchè vi esprimo l'esperienza diretta.
In occasione di una cena tra amiche, in uno dei ristoranti più in vista del centro, venerdì sera, la serata social per eccellenza, siamo tutte schierate e facciamo il nostro ingresso nel locale tra gli sguardi ammirati di tutti gli esemplari maschili, accoppiati e non.
Non siamo più sedicenni impacciate, le acne disastrose sono state superate e soppiantate da pelli lisce e colorito roseo, i capelli non fanno più autogestione, ma sono disciplinati e in piega, addomesticati da gesti ormai consolidati e parrucchieri con il polso della situazione, gli indumenti mainstream che cadevano in modo strano ora lasciano il posto a vestiti eleganti e civettuoli che le curve riempiono al posto giusto e ammiccano dalle scollature; l'effetto tonificante della palestra ha scolpito la silohuette di chi, da adolescente, era rotondetta. Non c'è che dire: si può usare qualsiasi aggettivo ma non banali e anonime.
La serata trascorre in allegria tra chiacchere e gossip ma dietro di noi c'è un tavolo, altrettanto numeroso, di ragazzi che avranno pressappoco la nostra età.
Una di noi nota alcune facce: le sembrano familiari.
Ci voltiamo a turno per fare mente locale ma fatichiamo a mettere a fuoco.
Poi, l'orrore. Uno è il bellone della scuola, l'altro il suo amico figo e dannato, accanto a loro il bad boy che avremmo voluto ci portasse sella cattiva strada, di fronte siede il "promettente atleta futuro calciatore" con alla sua destra il "principe azzurro" che faceva innamorare tutte e alla sua sinistra il "principe nero" che se le faceva tutte.
Perchè inorridite? Perchè di tanto splendore, dieci anni dopo è rimasto ben poco!
Il bellone presenta una stempiatura in rapida progressione che sta facendo sterminio dei suoi (ex) bei capelli folti; l'amico figo e dannato ora assomiglia di più a un recluso del braccio E di Alcatraz, il bad boy si è trasformato in un nerd, ma non quei nerd da cui ci faremmo resettare la scheda madre, ma del tipo contabile allo sportello postale,
Il promettente atleta ha messo su una pancetta straripante che ora l'unico sport che potrebbe giovargli sarebbe il salto del pasto.
Il principe azzurro ha perso la sua aitanza e da segni di rachitismo precoce e il principe nero ha in corpo una quantità di alcool tale che è più prossimo al coma etilico che non ad altre attività ricreative.
Sconvolte congetturiamo su questo inconcepibile stravolgimento dei nostri immaginari adolescenziali.
Quando ci alziamo per andarcene, anche loro lasciano il tavolo, ci seguono lanciandoci sguardi e complimenti.
Il tempo ha compiuto la sua vendetta: ha trasformato le frustrate adolescenti timide e imbranate in prede ambite, e i belli e impossibili in casi sociali.
It's Karma, bitches.
           Before                                                                       After

Commenti

  1. Il concetto di bellezza cambia man mano che cresciamo: quando siamo teenager abbiamo idee ben chiare di come dovrebbe essere il ragazzo ideale (colore degli occhi, dei capelli, il fisico …), poi non rimangono così definite, ma quello di cui siamo sicure è che, come affermava Alexander Pope “La bellezza colpisce l’occhio, ma il merito conquista il cuore.”

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  2. Ti assicuro che nel caso sopra, il tempo è stato veramente ingeneroso. Abbiamo verificato con annuari del liceo alla mano: mozzafiato nel 2006, rivoltanti nel 2016.

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