What's on my desk

Visto che tra le fashion blogger/vlogger uno dei video che va per la maggiore è il What's in my bag?, ho pensato che la cosa potesse funzionare anche per me.
Ma non con la mia borsa. Checcavolo! La mia borsa è un maledetto strumento del demonio e neanche io so cosa ci sia dentro. Ci sono giorni in cui mi dico: prima di morire, vorrei sapere quanto tempo della mia vita sono stata a cercare cose nella mia borsa.
Visto che passo buona parte della giornata davanti al computer, alla scrivania (ma anche letto, divano, cucina. Bagno no, però, eh!), potrei fare un What's on my desk, una pittoresca panoramica di quello che ho sulla/nella mia scrivania.
Inizio col dire che le foto scattate sono nature, non mi sono messa d'impegno a ordinarla per fare bella figura.
La mia scrivania è una delle poche cose della mia vita che è sempre ordinata. Assieme al cassetto delle mutande e reggiseni (con quello che ci spendo, ci tengo).
Quindi, ecco il mio regno 105cmx50cm:


PC rigorosamente portatile, una Sony Vaio con qualche annetto sulle spalle ma che ha ancora tanto da regalare. A sinistra il mouse wireless che consuma pile come se fossero pane e che mi costa una fortuna alimentare, poggiato sul "comodo" tappetino ergonomico con poggiapolso in gel. Non è comodo e inizio a sollevare dubbi sull'ergonomicità, visto il dolore che ho alla spalla. Sospetto di essere stata fregata, ma ormai lo tengo perché non mi piace buttare le cose.
Tazzona di Starbucks comprata a Parigi, nella caffetteria sotto il Louvre. Non è propriamente un souvenir, ma dopo anni di totale inutilità, sono riuscita a trovarle una collocazione come portabiro. Metà delle penne che ci sono dentro non funzionano.
Veniamo alle cose prive di utilità; le due jar di vetro porta Yankee Candle. Mi sono scoperta feticista delle candele e ora, quando sono al PC, devo averne sempre una accesa. Con due yankee accese, le essenze si mischiano portandomi alla soglia della visione mistica.
Dietro noterete la statuetta della regina Elisabetta che saluta: ha un piccolo pannello solare sulla borsetta che, quando si carica, fa muovere la manina guantata della sovrana in un garbato "Ciao ciao" alla folla plebea.

Nell'angolo a sinistra si vede, nell'ordine: 
- blocco prendiappunti delle dimensioni di un mattone doppio UNI rigorosamente quadrettato;
- bottiglietta che riempio più volte al giorno perché BERE E' IMPORTANTE! Acqua, NO VODKA, però!
- pila di libri rosa in cima ai quali campeggia Matrimonio di convenienza, che tengo lì per puro narcisismo, sopra a The one hundred di Nina Garcia, Chic! di Marjorie Hillis e La parigina di Ines de la Fressange. Mi piacciono i libri di moda, ecco, l'ho detto.
- vaso traboccante di leccalecca, perchè gli zuccheri aiutano la concentrazione;
- orsetto in ceramica che legge un libro;
- la foto di Evelina, la cavalla adottata a distanza con LAV.




Passiamo ai cassetti della vergogna, dentro cui stipo tutto il resto:
- portaposate riciclato per dare un senso alla cancelleria che altrimenti se ne starebbe sparsa con il raffinatissimo metodo "mentulacanis" contenete: reliquiario di pastelli e pennarelli risalenti al liceo, scatole di latta porta post-it, auricolari annodati che nemmeno uno scienziato del CERN di Ginevra riuscirebbe a smatassare.
- quadrenone appunti con idee sparse per romanzi e riassunti delle liti delle assemblee di condominio; bozzetti delle mie tele a tema bucolico.
- cassettino con altre agende prendiappunti nel caso (remoto) in cui restassi senza, calcolatrice senza pile perché mi sa fatica andare al tabacchino a comprarle, block verde simil-moleskine detto anche cahier de doléances  su cui segno le mie spese.

Infine, lo sportello delle emergenze contenente i miei hard-disk per i back-up.
That's it. 
Pur essendo architetto non posseggo una portentosa scrivania di design ma una modesta IKEA, che però fa il suo dovere: la Micke, bianca. C'è anche wengè, ma nel mio studio, bianca stava meglio.
Anche per la sedia sono rimasta fedele ad IKEA, con l'impronunciabile Skruvsta, che ho comprato unicamente sulla base della mia nostalgia per i "Jetsons - i pronipoti".
Dai, vi ricordate i Jetsons, che predicevano un futuro nello spazio dal design anni '70!?
O, per intenderci, Chained to the rythm di Katy Perry.


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